BIAVA, Alfredo
«Carissimi genitori, vi scrivo mentre sono in attesa da un momento all’altro di partire per la Germania…».
Comincia così l’ultima lettera che il giovane serravallese Alfredo Biava riesce a far arrivare ai genitori.
La lettera viene trovata per terra, lungo la strada, a Cassano Spinola.
Alfredo, che ha 19 anni, l’ha fatta cadere dal camion che lo sta trasportando, insieme ad altri sventurati, dal carcere di Marassi a un treno che lo porterà a finire i suoi giorni nel tristemente noto lager di Mauthausen.
Antifascista, Partigiano
(Serravalle Scrivia, 19 dicembre 1924 – Mauthausen 1944).
Alfredo Biava è nato a Serravalle Scrivia il 19 dicembre del 1924, da una famiglia antifascista. Giovanissimo, trova lavoro all’Ansaldo e diventa disegnatore meccanico; ma l’arrivo della guerra cambia il suo destino e Alfredo viene arruolato in fanteria a Cameri.
Dopo il 25 luglio 1943, con la caduta del Fascismo e l’arresto di Mussolini, Alfredo decide che per lui questa guerra è abbastanza: diserta e torna a casa. Dopo l’occupazione del Nord italia da parte e dei nazisti e dei fascisti della Repubblica Sociale Italiana, Alfredo Biava, come tutti i suoi coetanei è tenuto a presentarsi alle armi per combattere nel nuovo esercito fascista; se non obbedisce, il rischio è la fucilazione senza processo. Alfredo come molti alttri giovani di Serravalle e dei paesi vicini decide di non presentarsi e fugge in montagna dove, intorno alle pendici del monte Tobbio, si stanno aggregando i primi nuclei di giovani disertori e le prime formazioni partigiane.
Nell’aprile 1944 è coinvolto nel rastrellamento della Benedicta, dal quale riesce fortunosamente a fuggire grazie alla conoscenza del territorio.
Si sposta prima a Voltri, poi a Novi e infine a Capriata, dove trova rifugio alla Cascina Bellavista, che ospita 13 partigiani, di cui due sovietici.
Catturato a Gavi, forse mentre prepara un’azione partigiana, viene portato alla tristemente nota casa dello studente a Genova dove viene a lungo torturato, per poi essere avviato alla prigionia in Germania.
«Spero che il destino ci permetta di abbracciarci ancora in ottima salute – scrive Alfredo a sua madre – Questo lo raccomando a te specialmente Mamma, con i tuoi disturbi di cuore perché non vorrei che al momento del mio ritorno (…) il destino ci preparasse qualche altra catastrofe, che credo che basta così…».
Alfredo Biava viene trasferito al campo di lavoro di Norimberga, da cui tentò di fuggire. Catturato, viene mandato al campo di sterminio di Mathausen, dove finisce nel forno crematorio.
La storia di questo giovane serravallese non è purtroppo una storia rara; tanti ragazzi, animati da spirito di libertà, combattono in quegli anni il fascismo e molti, troppi, fanno la fine di Alfredo. A noi oggi il dovere di ricordarli. (A.V.)
da Il Novese pubblicato il: 28/01/2016 pag.21
Alfredo Biava ottiene successivamente il titolo di Partigiano combattente nelle fila della III Brigata Liguria.